domenica 22 gennaio 2012

L'ora nera

di Chris Gorak
con Rachael Taylor, Emile Hirsch, Joel Kinnaman, Olivia Thirlby, Max Minghella
Usa
2011



Sean (Emile Hirsch) e Ben (Max Minghella), amici da tanto tempo, atterrano a Mosca per importanti impegni lavorativi che finiscono per fallire miseramente. Per consolarsi i due si recano nel locale più in voga della città e bevendo qualche bicchiere di vodka incontrano Natalie (Olivia Thirlby) e Anne (Rachael Taylor), anche loro americane, in vacanza nella capitale russa, e subito nasce l'intesa. La serata sembra procedere bene fino a quando accade l'incredibile. Cala il buio, le luci si spengono e giù dal cielo scendono luminose delle luci, retate e filiformi e se dapprima appare uno spettacolo piacevole, dopo si riveleranno mortali e assassine. Infatti queste luci aliene appena entrano in contatto con una persona la uccidono in pochi secondi. Ecco che il gruppo, recatosi a Mosca per altri motivi, si ritrova a fronteggiare uno stato di crisi e a lottare per la sopravvivenza. Cosa sono queste luci? Alieni?
Chris Gorak confeziona uno dei più dozzinali e classici film fantascientifici che spaziano dal thriller all'horror, ma nel modo più generico possibile. Un gruppo di coetanei si ritrova a scappare terrorizzato, cercando a tutti i costi una salvezza futura, costretto ad assistere alla caduta dei suoi simili in una Mosca deserta e desolante mai vista così. La paura che si prova, il senso di impotenza dinanzi a qualcosa di sovrannaturale ed inspiegabile che porta, tuttavia, l'uomo a risvegliare gli istinti più primordiali in lui insiti: sopravvivere ad ogni costo. Tutto però è trattato in un modo grossolano e senza punte interessanti. Temi già visti, storie umane anonime, solita trama con poco pathos.
Dunque nulla di nuovo, dialoghi privi di contenuto e personaggi per i quali non si prova alcuna empatia. Attori al minimo della forma poco aiutati, forse, dalla sceneggiatura. Un film che ricorda per contenuti e sostanza Skyline, altro film del genere dello scorso anno. L'unico dubbio che rimane è un finale che lascia aperta l'idea di un seguito, negando così anche il piacere di una conclusione necessaria ad un film già in sé vuoto.

**
Pubblicata su: Cinema4stelle

sabato 21 gennaio 2012

L'incredibile storia di Winter il delfino

di Charles Martin Smith
con Harry Connick Jr., Ashley Judd, Nathan Gamble, Kris Kristofferson
Usa
2011


Winter è la tenera storia, ispirata ad una vicenda realmente accaduta, di un delfino che, rimasto impigliato in una trappola per granchi, viene ritrovato da un introverso ragazzo, Sawyer, che si porta dietro i traumi dell'abbandono paterno. Winter, ripresosi e portato in un ospedale marino, riporta però gravi ferite alla coda, situazione che potrebbe indurlo lentamente alla morte. Ma grazie all'amorevole aiuto di un biologo marino, della sua bambina, Hazel, e del suo team affiancato da un brillante medico esperto in prostetica riusciranno a ristabilire Winter. 
La storia di Winter è la classica storia per ragazzi che ricorda molto anche la vicenda dell'orca di Free Willy. Film per giovanissimi, che riesce a parlare soprattutto a loro. Attraverso la storia di un delfino ferito, infatti, si ripercorre la vita di Sawyer, il quale grazie all'affetto e al legame che stabilisce con Winter riuscirà a superare le proprie paure, i propri limiti e a stringere forti amicizie. Ricuce il rapporto con la mamma, aiuta il cugino anche lui rimasto ferito durate la sua missione da soldato e diviene un giovane con molti interessi. D'altronde il messaggio di base è proprio il cercare di superare ognuno i propri limiti partendo proprio da Winter, che grazie all'aiuto di un geniale e 'fuori le righe' medico (Morgan Freeman), riuscirà a convivere con la propria disabilità. Rappresenta la speranza per tutti quelli che vivono un handicap, perché si è persone a prescindere da qualche malfunzione. Come il cugino di Sawyer, come Sawyer stesso che imparerà a conoscere se stesso e ad aprirsi all'altro, come Hazel che deve fare i conti con la morte prematura della sua mamma. Ognuno, insomma, deve fare i conti con se stesso e con le proprie difficoltà e debolezze.
Quindi i temi sono quelli ricorrenti e anche già visti, ma il regista Charles Martin Smith è onesto e asciutto nella sua narrazione e ne risulta anche una rilassante visione ricca di significato per i più piccoli. In fondo chi è che non ama i lieto fine e le storia dense d'amore filiale e di simboli significativi per i più giovani. L'accettazione e la convivenza con la disabilità sia essa fisica o emotiva, il bisogno d'amore sia nei bambini, negli adulti che negli animali, il bisogno di approvazione. Insomma un film gioioso per tutta la famiglia. Un punto dolente è l'so del 3D. Poiché sono veramente poche le scene nell'oceano o sulla natura marina, il 3D risulta del tutto inutile. La storia è ispirata ad una vicenda accaduta realmente, Winter esiste sul serio ed interpreta se stesso. E realmente si è aiutato questo delfino a riacquistare, seppur artificialmente, la propria coda.


2,5/5


Pubblicata su: CInema4stelle

giovedì 19 gennaio 2012

Shame

di Steve McQueen
con Michael Fassbender, Carey Mulligan
Gran Bretagna
2011


Shame: storia di due egoisti e superficiali fratelli alle prese coi loro problemi esistenziali più o meno profondi. No, non voglio distruggere il ben pensato film di Steve McQueen, ma non mi ha molto convinto. La storia sicuramente interessante di Brandon, che ha evidenti problemi col sesso, nel senso che non pensa ad altro e ne è a tratti afflitto e provato, ma tottalmente succube, ha sì in sé qualcosa di geniale, ma non riesce ad andare oltre una, seppur intensa, descrizione. Brandon è dipendente dal sesso, ha continue pulsioni e questo gli impedisce di avere qualsiasi tipo di sana e stabile relazione. E' un uomo vittima di se stesso e di questo dramma che vive. Cerca di nasconderlo attraverso un appannaggio di vita decente, attraverso il lavoro ed una bella casa. Ma tutto è vano: è prigioniero del suo stesso corpo, ne è totalmente schiavizzato, è tenuto in gabbia da un continuo e violento bisogno.
Poi c'è Sissy, sua sorella, anche lei fragile e con problemi a mantenere una relazione stabile. Tutto sembra dirci che forse i due hanno subito qualche tipo di trauma e di sofferenza tale da averli condotti ad uno stile di vita doloroso, ma sono supposizioni. Sissy è in cerca di attenzioni, soffre, si dimena, piange, ha paura e seppur qualche sentimento lo manifesti, sembra una bambina capricciosa che non attua alcuna riflessione.
Brandon è contorto in se stesso, vittima della sua stessa agonia, non parla, non piange, ma senti comunque la sua tensione, dentro uno sguardo, un movimento.
Ma per me finisce qui.
Non cerca neanche di affrontare il suo problema. Non c'è catarsi o redenzione, necessaria ad una rinascita. Rimane fermo là, un uomo di carne e nient'altro. Quando si trova di fronte ad una donna veramente interessante scappa, trema, ha paura, ma non prova neanche a reagire. La sorella lo cerca, nella sua infantilità vuole trovare un punto di contatto, ma lui è chiuso in sé in preda a silenzi assordanti. Ecco perché questo film non mi è piaciuto, nonostante l'idea della prigionia nel proprio corto è troppo interessante; perché avrei voluto che Brandon affrontasse i propri demoni, anche non riuscendoci, tuttavia provando. Rimane tutto a un livello semplicemente descrittivo, seppur magistralmente narrato, senza il salto verso l'alto. Forse non c'è via d'uscita, forse si è destinati a subire tutto questo. L'unico momento che mi regala qualche speranza sono le lacrime sotto la pioggia. Unica luce in questa nebbia. Ma il buio ritorna, nonostante tutto, nonostante tutti. Le inquadrature e le immagini lente e lunghe sono metafora di un susseguirsi del dolore. I brevi dialoghi fanno pensare a un silenzio pregno di abbandono. Michael Fassbender è completamente entrato nel personaggio, il problema è che non mi piace il personaggio, anche se riesce intensamente a trasmettere l'odio verso di sé e quindi quello verso gli altri. Forse non accetta la situazione, se ne fa carico, ma non tenta un miglioramento. In lui non vi è alcuno sforzo. Carey Mulligan stavolta non mi ha convinto affatto, troppo spocchiosa. Insomma un film che aveva in sé tutte le carte in regola per esplodere, ma che rimane chiuso in una scatola.
Stasera tocca ad Hunger.


***

venerdì 6 gennaio 2012

Alvin Superstar 3 - Si salvi chi può

di Mike Mitchell
con Jason Lee, Matthew Gray Gubler, Justin Long, Christina Applegate
Usa 2011


Ritornano per la terza volta sul grande schermo, per la gioia di piccini, ma anche degli adulti, i Chipmunks e le Chipettes, che stavolta dovranno dimostrare di essere cresciuti e di non essere più irresponsabili scoiattoli. I nostri simpatici amici si trovano in crociera alla volta degli International Music Awards insieme al loro 'papà' Dave (Jason Lee). Tra comodità e lusso, Alvin, il più svitato ed eccentrico tra i suoi amici, non perde tempo tra giochi spericolati e bugie dette a Dave. Si ritrova così, insieme a tutti gli altri scoiattoli, su un aquilone che li porterà naufraghi su un'isola deserta. Sperando che Dave li ritrovi e li riporti alla civiltà, i 6 simpatici scoiattoli dovranno far fronte ad una serie di difficoltà e bisogni, come accendere un fuoco, proprio a mo' di Isola dei Famosi.
I riferimenti cinematografici in questa pellicola animata si sprecano: partendo da The Beach, passando per Cast Away, finendo a Lost. Nell'Isola infatti troveranno una superstite di un presunto volo dirottato ben 8 anni prima, la quale sembra piuttosto svitata (chiaro riferimento a Danielle Rousseau di Lost), che invece nasconde un segreto, la quale trova compagnia in un pallone da rugby, in una pallina da tennis e una da golf (altro chiaro riferimento al Wilson di Cast Away).
Sarà proprio sull'isola che Alvin, di solito imprevedibile ed inaffidabile, che prenderà in mano una situazione altrimenti degenerativa. Infatti il più pratico e maturo Simon verrà morso da un ragno che lo trasformerà in un francese privo di qualsiasi freno inibitore (altro riferimento, stavolta a The Beach), per cui sarà veramente inutile affidarsi a lui. Alvin così avrà la sua occasione di dimostrare di non essere più un cucciolo immaturo, ma uno scoiattolo sveglio e cresciuto e Dave avrà occasione di capire che è necessario dare più fiducia agli altri per aiutarli a crescere. Questo dunque il messaggio dell'intero film tra canzoni di Rihanna e Lady gaga in salsa squeak'n'roll.
Insomma un film per tutta la famiglia, abbastanza divertente e colorato con buoni spunti di riflessione soprattutto per i più piccoli.
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